mercoledì 29 aprile 2009

lettera agli imprenditori italiani

Voi volete assumermi con un contratto interinale a tempo determinato? io mi rifiuto. non accetto una paga da fame, uno stipendio offensivo per lavorare le stesse ore e lo stesso tempo di un lavoratore che pagate meglio soltanto perché prima che arrivassi io la legge 30 non c'era. vi chiedo di assumermi secondo il mio valore di italiano laureato, secondo il mio valore di persona che vuole costruirsi un futuro, secondo il mio volere e non solo.
se non mi assumete adesso, se vi rifiutate di riconoscermi adesso per quello che valgo e per quello che mi spetta, tra venti anni succederanno molte cose. sono una persona che ha studiato. la razionalità è una virtù dell'uomo, la virtù di saper prevedere, da premesse concrete e dai dati di fatto presenti, ciò che avverrà.
i miei figli parleranno un'altra lingua, perché io dovrò andare in un'altro paese, dove apprezzano le mie idee, la mia capacità di ampliare conoscenze e sviluppare progetti senza pregiudizi sulla mia provenienza o sul mio censo, ma soprattutto perché sanno che queste qualità meritano uno stipendio adeguato alla vita fuori dal lavoro. senza una vita soddisfacente il lavoro ne risente.
i vostri figli godranno di una certa agiatezza: avete fatto i soldi pagando meno molte persone e investendo poco, ma ce l'avete fatta. intorno a voi, però, molti stranieri, forse imitandovi, forse no, hanno colonizzato le strade, le istituzioni, i vostri figli li frequentano e non possono fare a meno di stimarli. la vostra pensione è serena, ma quella dei vostri figli? la vostra agiatezza si fonda sulla vendita dei loro beni, non sul loro lavoro, perchè gli avete insegnato che non è tanto utile lavorare, ovvero che è vantaggioso sfruttare. loro sfrutteranno le vostre fatiche. a voi non importerà, perché sarete vecchi. i vostri nipoti, però, dovranno sottostare alle vostre stesse leggi, e i miei nipoti non potranno fare altro che colonizzare le ultime distrutte spoglie di un paese allo sbando, spolpato di ogni grandezza, sfruttato dagli ultimi figli che avevano qualche idea, forse vaga, ma non esattamente ingenua.
nel paese di Galilei, di Bruno, di Mazzini, di Marconi, di Fermi, di Dulbecco, di Giacconi, di tanti e tanti innumerevoli ingegni che la vostra mancanza di futura gloria non ha voluto ospitare nella sua terra natale, come si comporterà con i futuri geni?
davvero un misero investimento, una cifra, del denaro, valgono l'infamia futura, i rinnegamenti, le maledizioni dei vostri sottoposti, i dileggi degli stranieri? davvero ne vale la pena?
vi scrivo questa lettera cercando di smuovere non so cosa nell'animo dei più, consapevole della stoltezza dei politici, nella cecità dei miliardari e nella stupidità di chi li segue accontentandosi delle briciole.
Saluto tutti con le parole di un grande poeta esule che ebbe a scrivere: Perseguitate con la verità i vostri persecutori. e poi che non potete opprimerli mentre vivono, coi pugnali, opprimeteli col'obbrobrio per tutti i secoli futuri (U. Foscolo).

martedì 21 aprile 2009

territori occupati

Gli israeliani non ricordano mai chi ha cominciato il conflitto che li vede coinvolti con i palestinesi. Sostengono però di avere la trascrizione originale e autenticata di una conversazione tra Dio e Mosè in cui Dio assegna loro la proprietà di Gerusalemme e la Palestina, Tel Aviv, la striscia di Gaza, il Libano, il Sinai, la cis-Giordania, la Giordania, la Siria e la Luna.
Su quest'ultima sono disponibili a fare delle concessioni ai palestinesi.

venerdì 10 aprile 2009

Terra d'evasione

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Sono lontano dall'Abruzzo, colpito anch'io dal terremoto. Colpito, ma né ferito né ucciso. Sono lontano, in una città d'elezione come Bologna. Mi tocca ammettere che tutta la storia fottutamente raccontata di questa regione Abruzzo è una storia di evasioni. L'abruzzo è un carcere. Sembra di no. È una terra di villeggiatura, molti suoi visitatori l'apprezzano, ma non ci passerebbero mai la propria vita. Per decidere di passarci la vita devi nascerci. E non si è mai visto un carcerato nascere in prigione. La vita è un ergastolo da scontare sulla terra. Ma per le menti migliori di questo Abruzzo, la loro terra è una terra d'evasione. Dunque la vedono come una prigione da cui fuggire, in cui non tornare, mi permetto: da dimenticare. Le gesta note e meno note di questi nomi altisonanti, a cosa servono, in questa regione? A lustrare le scarpe di chi rimane, a rendere lucenti i riconoscimenti, le coppe e i premi istituiti a nome di gente che se ne è andata, che è evasa, che ha considerato l'Abruzzo una cambiale scaduta. Io sputo su tutti. Sui personaggi, sui loro epigoni, sui loro ammiratori, su me stesso che li ammira, sui premi, sui premiati e sulle case natali con i tristi “qui è nato...”. Questi Rossetti, Flaiano, Mattioli, Spataro, D'annunzio, Croce, Silone (e ne dimentico molti) hanno il merito, e lo evidenzio, di aver considerato l'Abruzzo una terra d'evasione, perché quando nasci in Abruzzo e hai il semplice coraggio, la più semplice pretesa di dire una cosa intelligente, ti prendono per stupido. Ti fanno sentire uno stupido. È una terra in cui non puoi eccellere, in cui se ti senti in gamba devi ricevere un calcio nel culo da quelli al di là del confine per poter essere considerato degno di nota. E da morto, visto che non puoi più fare domande scomode o fare osservazioni salaci sull'assessore alla cultura, finalmente ti danno retta. Istituiscono un premio a tuo nome, ti rifanno la strada sotto la casa natale e ad ogni altra celebrità che passa da queste parti faranno domande su di te. Se ti danno retta solo da morto, allora devi evadere da vivo. E non puoi nemmeno tornare come Montecristo.
Ad essere vivo e abruzzese in un altro posto rischi di diventare famoso. Mattioli a Milano, Flaiano a Roma, Spataro al governo, Silone in tutto il mondo ecc. ecc. A vivere in Abruzzo, scusate ma questo pezzo è dedicato ai sopravvissuti al sisma, rischi di morire.
Cos'è questa terra che fino agli anni '90 non risultava nemmeno nelle previsioni del tempo? Cos'è questa terra che il reperto archeologico più famoso – il guerriero di Capestrano – non si sa di chi cazzo è, chi cazzo rappresenta, e per quale cazzo di motivo è importantissima una cosa incomprensibile? 
È una terra di capre e di esuli, per mettere insieme le due cose più degne di nota, visto che riteniamo culturalmente esaltante una cosa che non si capisce cos'è.
Stare in Abruzzo non è evolutivamente vantaggioso. Non si può essere abruzzesi in Abruzzo. E questo è un bene o un male? In Abruzzo queste due categorie morali sono oggigiorno molto confuse . Sono deluso fin nel profondo che l'Abruzzo non sia una terra d'elezione.