giovedì 26 novembre 2009

Nietzsche era un dilettante

Tutti quelli che amano Nietsche perché ha rifiutato in blocco i valori della Chiesa cattolica, i valori cristiani, perché ha messo in discussione i valori alla base della società moderna, lo hanno trasformato in un Dio. Se si chiede loro di esporre la dottrina di Nietsche, vi rispondono che Nietzsche non possiede una dottrina, che ha rifiutato Platone, Hegel e tutti i loro epigoni proprio per evitare che ci fosse una filosofia dei dogmi. Dunque, per Nietzsche, si è sviluppata una fede. A ben guardare la società in cui Nietzsche viveva, che tanto lo infastidiva, costellata da balordi intellettuali e spaventevoli pecorelle che zampettavano dietro alla buona novella, non è affatto quella che lui diceva di voler combattere. Nietzsche è un altro sintomo della malattia che voleva guarire. Alla fine dell'800 dominavano le grandi aziende, il libero commercio, lo sfruttamento dei lavoratori, la disumanizzazione delle donne, degli omossessuali e del libero pensiero (sia esso anarchico, socialista o anche laburista), così come la più paradossale contraddizione in campo religioso, dove i prelati e le alte cariche ecclesiastiche non erano altro (tranne rarissime eccezioni) che servi degli stessi poteri politici ed economici che rendevano quella società un'oligarchia se non una monarchia del denaro. Dove vedesse deboli che vincono, che manovrano, che dirigono la vita di tutti, questo proprio non lo so. Una possibile risposta è che non trovando altra strada - in un mondo di veri leoni - che quella di fare l'agnello dalla voce grossa, abbia utilizzato la stessa pratica di quelli: vizi privati e pubbliche virtù. Con uno dei più grossi errori della storia: credere a quelle virtù e non praticare quei vizi.

mercoledì 18 novembre 2009

comma 22



«Elezioni anticipate se la maggioranza non è compatta», ha dichiarato il presidente della camera Renato Schifani, riferendosi naturalmente agli umori più o meno sotterranei di alcuni rappresentanti del Pdl. Ma cosa avrà voluto veramente dire?
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«Se voi, membri di questo partito, non voterete compatti lo schifo (sic) di legge che salverà il nostro pater premier dalla galera (poiché sul ddl processo breve (leggi "morto") sarà messa la fiducia e se la fiducia non ha la maggioranza il governo cade) allora nelle immediate elezioni anticipate - perché non pensateci nemmeno che si possa trovare un'altra maggioranza - Voi, traditori, giuda, fratelli di Giuseppe ecc. non troverete nessuno disposto a ricandidarvi per i secoli dei secoli, perché noi non candidiamo traditori e a sinistra non candidano (almeno dicono) condannati, amici di condannati, ex-amici di condannati
Dov'è il comma 22?
E' come se Schifani avesse detto: Se votate la legge non cade il governo, ma voi non volete che cada il governo, volete non votare la legge, perché sarebbe da pazzi perdere il posto di deputato o di senatore, no? Se siete tanto pazzi da non voler votare questa legge e perdere comunque il posto in parlamento, sia che cada sia perché non sarete mai più rieletti, allora sarete altrettanto pazzi da votarla! Ma come si fa ad essere pazzi per fare una cosa ed essere altrettanto pazzi per fare l'esatto opposto? Non si può essere pazzi in entrambi i modi, giusto? E allora? Vi devo davvero dire papale papale, paro paro, quello che dovete fare?

lunedì 16 novembre 2009

la diversità culturale


Non sono mai stato un grande fan degli Stati Uniti, nemmeno ai tempi in cui pensavo che il veltronismo potesse essere una debole risposta all'imperante berlusconismo. I paesi e le città sono fatti dagli uomini, è quindi una prassi storica che anche un paese con molti scheletri nell'armadio sia fautore di novità e di incredibili prospettive. Ginsberg diceva che gli americani non sanno nemmeno che esiste un Partito Comunista Americano o che nelle loro città si aggirassero anarchici. Ma capita ogni tanto che il suo presidente diventi portavoce di messaggi universali, anche all'indomani di scelte ecologiche che non sarebbero mai condivise da un ecologista militante. La libertà di espressione e di partecipazione "è un valore universale" e dovrebbe essere garantita a tutti, "anche alle minoranze etniche e religiose, tanto che vivano negli Stati Uniti, in Cina o altrove" ha dichiarato Barack Obama. E ha affermato un "no" deciso a qualsiasi tipo di censura su internet e degli organi di informazione e l'ha fatto in Cina. Un accesso illimitato alle risorse della Rete costituisce un punto di forza e un aperto scambio di informazioni è un vantaggio per tutti i Paesi, ha sottolineato in seguito. E poi la vera e propria chicca: "la libertà di discussione rende i governi responsabili". Le critiche fanno di lui un dirigente migliore, rendono la democrazia più forte e lo costringono a riflettere sulle sue azioni. Questo il succo del suo discorso. La prossima volta che Berlusconi lo incontrerà, invece di inchinarsi davanti alla moglie cercando di fare colpo, dovrebbe inchinarsi ad un uomo che non ha nessuna paura di essere messo davanti alle sue scelte e che si sottopone non solo al giudizio democratico degli elettori, ma anche alle critiche della società civile.
per questo articolo vedi: rainews24

sabato 14 novembre 2009

appello all'onda


L'Onda Anomala si fa sentire, coglie gli umori sotterranei, quei sentimenti ancora rannicchiati in un sonno letargico dal quale si risvegliaranno solo quando i fatti futuri mostreranno quello che sta accadendo.
Voglio tirarmi fuori dal coro, perché non riesco ancora a rapportarmi con questi ragazzi. Forse perché sono un po' più grande, forse perché la mia formazione è leggermente diversa, oppure perché condividendo la sostanza delle loro lotte non ne condivido la forma.
In questo momento non ci si può occupare soltanto di università, soltanto di Maria Stella Gelmini. Questo strano Ministro dell'Università è parte di un governo, di una compagine di ministri e sottosegretari che stanno letteralmente smontando questo paese, ridistribuendo la ricchezza a loro piacimento e mettendo a repentaglio la convivenza civile e il futuro delle nostre giovani generazioni. L'Università è importante, ma non è l'unico tassello di questo paese.
Uno studente non può essere inconsapevole del mondo che lo circonda, delle lotte che lo attraversano e delle diverse anime che lo compongono. La sua formazione è universale, egli è il professore di domani, dunque la sua formazione è la stessa conoscenza che metterà in condivisione domani o dopodomani. L'Autoformazione è uno di questi grimaldelli: la richiesta pressante di sapere, di condivisione e di feed-back che ogni sapere dovrebbe rappresentare. Ma allora dobbiamo tutti mostrare al mondo che sappiamo stare al mondo. Che abbiamo delle informazioni che altri non hanno, che sappiamo delle cose perché sappiamo costruirci e pensare da noi stesse le nostre conoscenze insieme a quelli come noi. Che il mondo, l'Italia, in questo momento è un po' di più della Gelmini e della finanziaria. Le Grandi Battaglie richiedono Grande Intelligenza e gli studenti devono aprire gli occhi al mondo, non continuare a fissarli su un piccolo mondo.