giovedì 17 maggio 2012

da leggere attentamente


un libro non ha controindicazioni, ma ti sa indicare molte strade.
un libro non ha clausole scritte in piccolo, in qualche caso ha un'inutile fascetta promozionale.
un libro non ha restrizioni di lavaggio, non si restringe con l'inverno e non si dilata con l'estate, al massimo allarga i tuoi orizzonti.
un libro non ha l'elenco degli ingredienti, ma se è fatto con additivi e conservanti stai sicuro che non te lo consiglia nessuno.
un libro non ha date di scadenza, se ti dimentichi di consumarlo ti aspetta tutto il tempo che vuoi.
un libro non ha le note per gli allergeni e se proprio ti fa venire l'orticaria puoi sempre regalarlo.
un libro usato in maniera prolungata ed eccessiva non provoca nausea, vomito, diarrea o mal di testa perché probabilmente è il tuo preferito. 
un libro può farti addormentare, ma di solito sveglia.
un libro può annoiarti, ma se lo abbandoni non ti chiede l'amicizia su facebook.
un libro può farti cagare, ma in questo caso non ti fa scappare al cesso come se avessi la sciolta.
un libro è un oggetto naturale a cui non è stato necessario adattarci.

martedì 15 maggio 2012

Considerazione semiseria sullo sgombero di M.A.C.A.O.


Da un punto di vista strettamente logico non riesco a capire perché ci si indigna di fronte allo sgombero della Torre Galfa di Milano. Gli sgomberati di M.A.C.A.O. provano un sentimento non facile da definire, ma non molto dissimile da quello provato dal proprietario per aver subito un sopruso. In fondo li hanno tirati fuori da un posto che ritenevano giustamente di poter utilizzare. E Ligresti (il cosiddetto proprietario) ha ritenuto di farlo sgomberare dalle cosiddette forze dell'ordine perché riteneva giusto mantenerlo vuoto e inutilizzato, magari progettando di farlo demolire per costruirci ancora. Dunque, perché si indignano se si sentono espropriati di un edificio che avevano espropriato?
L'unica soluzione a questa incresciosa situazione (tutt'altro che immaginaria) è insieme visionaria e  rivoluzionaria: comprarsi la Torre Galfa. L'obiezione è che Ligresti è già ricco e non è giusto che un nutrito gruppo di artisti e precari si accolli una spesa spropositata come questa. Ma perché no? Per i motivi legali e per gli interessi societari che deriverebbero dalla proprietà? Ma allora il problema è organizzativo, non artistico. Forse il problema è economico? Cosa dovete farci con i soldi? Anche se li date a Ligresti lui non sarà mai felice, mentre voi acquistereste uno spazio che nessuno potrebbe più togliervi e ci fareste quello che volete senza perdere tempo dietro alle giustificazioni di dovervelo tenere perché sarebbe un gesto democratico di riappropriazione. 
La verità è che non c'è l'energia democratica per fare nessuna delle due cose: né occupare, né comprare. E la motivazione artistica di M.A.C.A.O. non è evidentemente così forte da ritenere di poter mettere su una raccolta fondi che arrivi a conquistarsi la proprietà di un posto del genere. Il vero atto rivoluzionario sarebbe di prendere il potere per il culo anche se ciò significa seguire le sue regole. Una volta avuta la proprietà si riscriveranno o aboliranno le regole che hanno permesso l'acquisto ed è questo ad essere davvero un atto visionario. Propongo quindi una raccolta fondi per l'acquisto della Torre Galfa. Volete i soldi? Teneteveli, forse noi abbiamo bisogno d'altro...

giovedì 3 maggio 2012

Pezzi di carta


Sto per laurearmi in Scienze Filosofiche. Sto compilando il modulo on-line dell'Università di Bologna. Il sistema valuta i miei requisiti (tasse pagate, esami sostenuti, ecc.) e mi fa andare avanti. Controllo i miei recapiti e clicco su 'Procedi'. Seleziono l'appello di laurea che mi interessa. Inserisco il nome del mio relatore. Inserisco il titolo della tesi e clicco 'Procedi'. Il sistema mi informa:


E a me mi par di cadere dalle nuvole pensando di non aver mai "precedentemente concordato" lo svolgimento della tesi con chicchessia se non con il mio relatore. Cosa posso fare? Non posso andare avanti, il campo è obbligatorio. Non è un esempio di stupidità italiana? Non solo l'Università di Bologna ha informatizzato la procedura, ma l'ha resa isterica. In questa fottuta fretta di digitalizzare ogni cosa e di renderla più accessibile e veloce si sono dimenticati di eliminare la stupidità burocratica, ma non si sono dimenticati di aumentare le tasse. Fino all'anno scorso la tassa di laurea era di 65€. Oggi è di 115€. 50 euro in più senza un vero servizio. Senza sapere cosa facciano veramente gli studenti e i professori, i quali sapendo che la tesi non la leggerà nessuno ti danno tempo di scriverla fino al giorno prima della discussione. Cui prodest? Devo davvero prendermelo questo pezzo di carta?