giovedì 20 settembre 2012

C'è asta e asta





Nella casa dello studente in cui mi trovo (fino alla fine del mese) c'è una connessione ad internet con un proxy. Il proxy possiede un firewall che controlla le parole immesse nelle ricerche e negli indirizzi (credo sia così, più o meno: questo post non ha la pretesa di spiegare il funzionamento di alcunché, ma solo di mostrarne gli effetti). Essendo molti anni che ci vivo (e ci convivo) so esattamente quali sono le parole inserite in una ricerca o che si trovano nell'indirizzo del dominio a rimandare al sito istituzionale dell'azienda per il diritto allo studio dell'emilia-romagna. Sono parole ovvie: sesso, tette, porno ecc. Anche la parola "pedofilia" e "pedofilo" sono nella lista, con il risultato che non si possono leggere nemmeno le notizie di cronaca negli articoli che le contengono (come se un pedofilo cercasse veramente la parola "pedofilo" in rete!). Un'altra molto interessante soprattutto in questi giorni è "topless". Se la curiosità di vedere il petto nudo della duchessa di Cambrdge vi dovesse cogliere non è qui che la potete cercare. La cosa interessante è che le stesse parole di cui sopra anche se scritte in inglese producono lo stesso risultato. La pagina istituzionale dell'azienda si apre e voi vi sentite un po' colti in castagna, vi vergognate un po', solo un po' però. Perché invece per vedere della sana pornografia è facilissimo. Basta sapere che gli indirizzi dei siti porno non contengono la parola "porno" e quindi la ricerca può dare certamente esito positivo. 
Oggi pomeriggio volevo provare un'emozione. Volevo leggere la storia di Dick Fosbury su Wikipedia, leggere dell'impresa compiuta a Città del Messico, della rivoluzionaria tecnica per il salto con l'asta che ancora oggi porta il suo nome. E invece no. Per il firewall (o chi per lui) Dick Fosbury è una parolaccia, perché in inglese la parola "dick" non è solo un nome di persona, ma si può tradurre con "cazzo, verga, uccello, cetriolo ecc" anche se in effetti, in inglese, se dite "dick" (proprio perché è anche un nome) non state dicendo proprio una parolaccia come se in italiano diceste "cazzo". Misteri delle lingue comunque. Quello che risulta incredibile è che, nel mio caso, cercando un saltatore con l'asta il sistema mi ha pizzicato pensando che fossi in cerca di un altro tipo di asta.

mercoledì 12 settembre 2012

il gioco delle parti





In questo mondo dominato dal capitalismo economico e finanziario ognuno ha la parte che gli spetta. c'è chi si lamenta, chi vive di rendita, chi lavora indefessamente, chi non ama il suo lavoro ma non può permettersi di lasciarlo; c'è chi adora la sua vita tragicamente normale, c'è chi odia il tran-tran quotidiano ma non sa immaginarsi un'altra vita. C'è poi chi è ancorato al vecchio stilema operaio/padrone seguendo il quale se il padrone vuole chiudere la tua fabbrica e licenziarti per ragioni economiche (quindi per giusta causa che più ingiusta non c'è, direi) alla fine si incazza e va davanti al ministero dello sviluppo economico a dare la colpa al ministro. Gli operai di quella fabbrica sono gli unici a sapere se la fabbrica in questione produce davvero qualcosa che ha ancora mercato. O almeno dovrebbero saperlo. Gli operai di quella fabbrica chiedono che il governo intervenga, che interpelli qualche altro imprenditore o gruppo che acquisti la fabbrica. C'è chi dice che lo stato dovrebbe acquistare la fabbrica per non lasciare a casa gli operai. Nessuno, mi sembra, ha pensato ad una soluzione rivoluzionaria. Gli operai che credono davvero nelle possibilità della fabbrica che non vogliono lasciare dovrebbero avere il coraggio di comprarsela. Mettersi tutti insieme, decidere la forma (cooperativa, srl ecc.) e chiedere finalmente qualcosa di sensato al governo: garantire per loro l'accessibilità ai vari mutui che gli operai dovranno per forza aprire con svariate banche (o solo con una). La rivoluzione è il capovolgimento dello stato di cose presenti. Dopo tutta la Storia che ci è passata davanti, sotto, dietro e sopra non riesco ancora a credere che degli operai nel loro sacrosantissimo diritto di veder garantito il loro posto di lavoro non riescano però a prendersi anche la responsabilità di fare qualcosa di proprio pugno. La consapevolezza dei propri diritti sta anche nel non sottomettersi alle ingiustizie altrui. I padroni non sono i salvatori del mondo, ma gli sfruttatori da combattere. Gli operai che ho visto manifestare ce l'avevano con i vecchi padroni, se la sono presa con il ministro dello sviluppo economico (che non si sa cosa ci stia a fare) e non vedono l'ora di avere un nuovo padrone. Non vi sembra un tantino capitalistico, paternalistico e già visto, tutto questo?