Smetto per un giorno i panni di esperto dell'ontà per raccogliere le idee sulla censura, sul potere e sull'informazione. Il 3 dic. il Corriere della Sera ha licenziato Carlo Vulpio soltanto per aver scritto un articolo in cui faceva i nomi pubblicati sull'ordinanza di perquisizione della procura di Salerno nei confronti della procura di Catanzaro. Notate bene che: la guerra di procure non esiste, infatti per legge le procure possono essere inquisite, per Catanzaro è competente Salerno, per Salerno è competente Napoli e così via, a cascata, in modo che anche i magistrati non vengano meno al mandato costituzionale e alle leggi vigenti, naturalmente. Un'ordinanza di qualsiasi tribunale è un atto pubblico, pubblicare i nomi e spiegare quello che sta accadendo per un giornalista è doveroso. Dov'erano i caporedattori, i redattori, i correttori di bozza, i titolisti, il direttore stesso, prima che venisse pubblicato l'articolo? Non lo vogliamo sapere, perché com'è andata è molto diverso: qualcuno a telefonato a qualcun'altro che ha fatto sapere al tal altro, in una catena di sant'antonio davvero mistica, per cui le fila del potere sono intrecciate in una ragnatela così fitta che per scuoterla intensamente basta un piccolissimo moscerino in una regione lontana, e l'attentissimo ragno sa che una nuova preda è caduta nella rete. Quest'ultima preda si chiama Carlo Vulpio. Seguiamolo sul suo blog, diventiamo lettori consapevoli e desiderosi di sapere. Grazie
"[...]In tutte le circostanze della propria vita, che sia oscuro o provvisoriamente celebre, legato dai ferri della tirannia o temporaneamente libero di esprimersi, lo scrittore può ritrovare il sentimento di una comunità vivente che lo giustificherà, alla sola condizione che accetti, come può, i due incarichi che fanno la grandezza del suo mestiere: il servizio della verità e quello della libertà".(Albert Camus)
il blog di Carlo Vulpio
Nessun commento:
Posta un commento