Non sono mai stato un grande fan degli Stati Uniti, nemmeno ai tempi in cui pensavo che il veltronismo potesse essere una debole risposta all'imperante berlusconismo. I paesi e le città sono fatti dagli uomini, è quindi una prassi storica che anche un paese con molti scheletri nell'armadio sia fautore di novità e di incredibili prospettive. Ginsberg diceva che gli americani non sanno nemmeno che esiste un Partito Comunista Americano o che nelle loro città si aggirassero anarchici. Ma capita ogni tanto che il suo presidente diventi portavoce di messaggi universali, anche all'indomani di scelte ecologiche che non sarebbero mai condivise da un ecologista militante. La libertà di espressione e di partecipazione "è un valore universale" e dovrebbe essere garantita a tutti, "anche alle minoranze etniche e religiose, tanto che vivano negli Stati Uniti, in Cina o altrove" ha dichiarato Barack Obama. E ha affermato un "no" deciso a qualsiasi tipo di censura su internet e degli organi di informazione e l'ha fatto in Cina. Un accesso illimitato alle risorse della Rete costituisce un punto di forza e un aperto scambio di informazioni è un vantaggio per tutti i Paesi, ha sottolineato in seguito. E poi la vera e propria chicca: "la libertà di discussione rende i governi responsabili". Le critiche fanno di lui un dirigente migliore, rendono la democrazia più forte e lo costringono a riflettere sulle sue azioni. Questo il succo del suo discorso. La prossima volta che Berlusconi lo incontrerà, invece di inchinarsi davanti alla moglie cercando di fare colpo, dovrebbe inchinarsi ad un uomo che non ha nessuna paura di essere messo davanti alle sue scelte e che si sottopone non solo al giudizio democratico degli elettori, ma anche alle critiche della società civile.
per questo articolo vedi: rainews24
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