La regina Elisabetta II mentre non riesce a scavarsi la fossa da sola |
La crisi economica è un evento surreale con effetti molto concreti. Ogni volta che un grosso ribasso colpisce le borse i telegiornali parlano di miliardi bruciati. Un ottimo esempio di disinformazione. Come se ci fosse un oscuro impiegato che in un ufficio di Piazza Affari spalasse banconote da cento, duecento e cinquecento euro dentro un inceneritore. Io me lo sono immaginato un sacco di volte. La verità è che la crisi (e non dovrei dirlo io) è dovuta ad una cattiva redistribuzione del reddito. I capitali ("molti molti soldi" in gergo tecnico) vengono accumulati, reinvestiti in mercati senza controllo e poi utilizzati per speculare nei mercati deboli, in modo da ottenere un effetto Swiffer. Passano la velina appicicosa e si portano via tutti gli spiccioli come fosse polvere accumulatasi negli angoli. E i giornalisti dichiarano: "Oggi bruciati tot miliardi".
La crisi economica è endemica in quelle economie non organizzate da un potere centrale in cui ognuno è libero di fare il cazzo che gli pare e in cui le persone vengono illuse di poter coltivare le proprie passioni artistiche, le proprie velleità e i propri sogni, sicuri che non ne pagheranno lo scotto. È questa l'illusione più grande. Se il numero dei lavoratori dell'intelletto (professori, scrittori, giornalisti, artisti in genere ecc.) supera quello dei lavoratori manuali è gioco-forza ottenerne una bella crisi economica. Se tutti quelli a cui è stato consigliato di andare a zappare ci fossero andati non saremmo in questa situazione. Non che zappare sia così facile e forse è così che doveva andare. Abbiamo risparmiato a molti "intellettuali" di darsi la zappa sui piedi. O, in fondo, quel disinteressato invito aveva questo scopo recondito.
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