la mia immaginazione mi precede sempre. se vado a londra, la mia mente è stata là prima di me. se vado a berlino, la mia mente ha raccolto il racconto dei miei amici. se vado in messico, la mia mente ha ascoltato le parole profumate e succose di chi sono andato a trovare. con l'immaginazione si possono fare tante cose, ma non vivere. per vivere abbiamo bisogno del nostro corpo. e fino alla fine lottiamo per muoverci, per smuoverci, per accennare con il più lieve dei nostri movimenti che l'immobilità non fa parte di noi, non ci sono segreti dietro la catalessi, non c'è mistero dietro ad un risveglio rimandato per tanto tempo. qualcuno di noi vorrebbe aspettare, ne sono sicuro. anch'io aspetterei. ma fino a quando? e per fare cosa, se il mio corpo è ormai impossibile da muovere? se la mia immaginazione soffrirebbe per ogni immagine che non può trasformarsi in realtà?
la morte non è crudele, il mondo non è crudele. il nostro manicheismo lo è. la nostra mancanza di volontà lo è ancora di più. la nostra sensazione di toccare il nulla, lo è.
la mia immaginazione mi dice di non dormire. c'è troppe cose da fare e da dire, da vedere e da toccare, da bere e da sentire, da leggere, da camminare e da sentire di nuovo.
sono nato senza spine. morirò senza spine. se qualcuno me ne metterà una in corpo lo chiedo a tutti e a nessuno: staccatemi da quella spina.
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