la scrittura è nata per contare, enumerare e classificare le proprietà dei re. ancora oggi lo scrittore ha questo compito, mettersi a tavolino e enumerare le proprietà del sovrano di turno, sicuro del fatto che qualcuno leggerà il suo elenco. la scrittura può essere spoglia, una specie di albero senza foglie, in cui il nudo ritratto delle cose è l'aspetto fondamentale del suo periodo. Ma lo scrittore può anche gridare in faccia al suo oggetto quello che nell'elenco non c'è: la provenienza occulta di quelle proprietà, il furto somministrato a chi e a come, riempire di aggettivi la superficiale descrizione degli oggetti. La politica in fondo non ci interessa. I ricchi sono ricchi perché rubano a quelli che non hanno capito perché sono poveri. è una scelta tra la voglia di essere comandati e la voglia di comandare. Se nessuna di queste due strade ti piace il tuo posto è il ciglio, il guard-rail, il marciapiede, in una parola la polvere e l'estranietà, la solitudine di colui che sa ma non sa se scrivere oppure no. Capiranno quello che vuole dire? capiranno quello che sottintendeva quando scriveva, capiranno che i suoi attacchi non sono soltanto tali, ma che c'è davvero qualcuno che vuoi difendere? E questi che difendi sapranno mai che lo hai fatto? Davvero vale la pena consumarsi le dita per l'ingratitudine?
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