martedì 29 giugno 2010

Sul campionato del mondo di calcio (2)


sottotitolo: mettere la moviola in campo per sapere se è goal è come mettere la moviola nel culo degli italiani per sapere chi li sta inculando

La massa (?) di errori arbitrali e l'esistenza di gingilli elettronici ha fatto unire gli antipodi del mondo in una sola voce: vogliamo la moviola in campo! Blatter è favorevole almeno alla cellula fotoelettrica sulla linea di porta. Come sempre nel campo delle cose umane si sposta il problema un po' più in là giusto il tempo di dimenticarsi delle responsabilità personali (?). Quando ci sarà la moviola in campo il tempo a disposizione per il quarto uomo o per l'arbitro o per un quinto uomo dell'ex terna arbitrale sarà gestito direttamente dalle agenzie pubblicitarie, le quali faranno a gara per accaparrarsi quel minuto del fato. Infatti nel calcio le decisioni sono sempre state prese al momento e penso che così si continuerà a fare. Non si può giocare mentre il risultato è in sospeso. I giocatori che faranno? Diranno la loro scrutando il tabellone e se la prenderanno con loro stessi per non essere stati più attenti. E anche quando ci sarà il verdetto (il più presto possibile, si spera) chi sarà davvero contento? 
Il vero pallone della discordia è l'affidabilità delle nostre azioni. Quanti sono gli episodi contestati contro gli episodi incontestabili? Ognuno di noi conosce la risposta: non c'è proporzione. Allora quel momento di attesa frenetica in cui le sorti della partita saranno nelle mani di un giudice, se la tecnologia sarà accolta in campo, per il calcio si fischierà tre volte, perché non migliorerà il gioco, né la giustizia. Miglioreranno soltanto i conti in banca di quelli che speculano su un gioco sapendo che in troppi lo prendono sul serio.

venerdì 25 giugno 2010

ERRORISMO


l'Errorismo è una calamità che miete innumerevoli vittime. Cellule di Errorismo si annidano nelle organizzazioni, negli enti pubblici, nei ministeri e in ogni governo. Anche tu puoi essere una vittima dell'errorismo, ma hai mai pensato che potresti esserne inconsapevole pedina? 
Non esistono leggi contro l'errorismo, non esistono ostacoli per l'errorismo. Tutti siamo contro l'errorismo e ognuno di noi ne è il suo più cazzuto alfiere. l'Errorismo non è metafisico: quante divinità vi hanno presentato e di quante vi siete fidati? l'Errorismo scorre nel vostro sangue e si agita sotto la vostra pelle: non c'è metafora che possa dissimulare, allegoria che i cavalieri della parola possano manipolare, non c'è anacoluto che vi possa salvare.
Non fate ciò che l'Errorismo si aspetta, né ciò che più gli aggrada: è di vedetta sulla torre, non potete nascondervi. E' allo stesso tempo un re tiranno che vi rende liberi e una regina casta che vi promette una notte nella sua alcova.  
Chi non ha mai commesso un atto di Errorismo?
l'Errorismo è per sua stessa natura infallibile.

mercoledì 23 giugno 2010

Tutti i piedi della vostra vita



Quando nominerò la parola "piede" assegnandole specificazioni e aggettivi ognuno di voi, miei cari lettori, continuerà a leggere con in testa un'immagine diversa della parte del corpo in questione. 
Quando il film "Lolita" di Stanley Kubrick mostra il piede della ninfetta voi, miei cari lettori, continuando a vedere il film avrete fissato in testa la stessa immagine della parte del corpo in questione.

Tutti i piedi che avete visto nella vostra vita: il piede dei vostri genitori, dei vostri fratelli e sorelle, dei vostri amici, il piede dei vostri amanti, i piedi massaggiati, i piedi pestati, i piedi orribili e i piedi belli. Tutti i "vostri" piedi sono richiamati alla vostra mente quando ho nominato la parola piede dicendo che l'avrei nominata. Quando vedete un piede al cinema non c'è verso di fare confronti e di utilizzare i vostri ricordi. E' quello il piede (o il corpo o il viso) di cui vi innamorate. La vostra mente non ha nessuna partecipazione attiva. Riceve (e gode) di quello che vede. La relazione tra la parola "piede" che ho usato a sproposito per spiegare la mia idea e quello che vi richiama è un gioco tutto vostro. Nemmeno nel gioco autoreferenziale che ho fatto con voi facendovi venire in mente tutti i piedi della vostra vita ho alcuna responsabilità. I libri senza i lettori non esistono. E questo post nemmeno. Il cinema è come una statua. La letteratura è come una persona.

lunedì 21 giugno 2010

disattivare l'account facebook (non è una guida è un tentativo)



Quando provi a disattivare l'account di facebook ti mettono davanti le foto più tenere dei tuoi amici e ti dicono che sentiranno la tua mancanza, sei sicuro di volerlo fare?
Quando hai deciso di disattivare l'account di facebook devi sapere perché, è obbligatorio. 
Tra le motivazioni puoi scegliere tra lo scontato "Ho un dubbio sulla privacy" (infatti ce l'ho) al più inquietante "Non mi sento al sicuro su Facebook"! Non basta prendere una decisione per poter fare qualcosa? Perché devo motivarla? Mica siamo a scuola: "Maestra posso andare in bagno?" e la Maestra: "Perché?". "Perché ho deciso così" rispondi tu. "Allora vai pure".
Mi sento in bilico su un crostino abbrustolito con l'oliva denocciolata che sta per rotolare via portando con sé ogni cosa. So che non sapete di cosa sto parlando, ma so che avete presente i quiz. E se sbaglio motivazione e non mi disattivano l'account? C'è uno speciale girone per i disattivati in sospeso? Un sito di fuoco e fiamme destinato agli indecisi, ai traditori?
Per qualsiasi opzione hanno un piccolo consiglio da darti: tu non vuoi veramente disattivare il tuo account: non puoi fare a meno di facebook! facebook! facebook! E' strano, non è comparso Zuckemberg dopo aver detto facebook tre volte ad alta voce! "Si tratta di uno stato temporaneo. Tornerò" è la mia preferita. Basta tornare indietro con la stessa e-mail e il gioco-bello verrà ripristinato, come se nulla fosse, come il figliol prodigo verrai accolto nuovamente nelle braccia della famiglia che ti sta facendo un'offerta che non puoi rifiutare. 
La più bella cosa capita con l'opzione "Ho un altro account facebook": nessun consiglio. Sei ancora parte di questo focolare, tu sì che capisci, ci siamo sbagliati, non ce l'abbiamo con te, avevamo capito male. Continua così, fratello.
Insomma, te la mettono in modo tale che ti sembra di star per morire!
Oggi rinuncio, ma domani ce la farò!

sabato 19 giugno 2010

Sul campionato del mondo di calcio



Tutte le grandi squadre europee hanno perso delle partite ritenute facili contro compagini di nazioni ritenute povere o prive di mezzi oppure con una storia sportiva e tecnica che dovevano tenerle lontane dal successo con le "grandi".
Prima della fine delle qualificazioni agli ottavi di finale, vorrei azzardare un'ipotesi che abbia il sapore del no-global, il respiro dell'anti-capitalista e il cuore di un tifoso che ha il calcio nel sangue, ma che preferisce seguire solo i campionati del mondo ritenendoli almeno in superficie più autenticamente calcistici di altri tornei.

Una partita di calcio è qualcosa di molto simile alla vita:
in una finale, la partita di gran lunga più importante, la durata è stabilita, ma a seconda dei contrattempi può esserci il recupero. Se non c'è vantaggio di una o dell'altra, le squadre hanno un tempo supplementare per combattere ancora. Se anche questo tempo non è risolutivo si tireranno i calci di rigore. Giustamente la si chiama lotteria. Borges non aveva poetato che l'invenzione della lotteria a Babilonia altro non fosse che la causa dell'esistenza del destino nel mondo?
Tutti vogliono vincere. Se non ci fosse questo presupposto la partita non verrebbe nemmeno giocata o al più assomiglierebbe ad una pantomima. Come in tutte le vite le circostanze di ognuno contano e come per tutti i pronostici calcistici non sempre è facile dare per scontato qualcosa che può avere realizzazioni multiple.
Cosa è successo alle squadre blasonate dei più ricchi paesi europei?
E' successo quello che succede quando nell'individuare il metodo per la realizzazione di un desiderio facciamo tutto il contrario di ciò che è necessario. Non è un'interpretazione psicologica, io penso proprio ad una spiegazione "scientifica" (e complessa) di certe sconfitte e del primo pareggio dell'Italia.
Questi giocatori cresciuti e pasciuti in club che li abbeverano alla fonte dell'abbondanza quando scendono in campo non lo fanno per giocare al calcio. Discutono di premi, della forma del peso della consistenza della palla (manca la questione non secondaria del grado di rotondità) e dimenticano di rappresentare una nazione, un particolare che nella mia ottica di pace mondiale non lo considererei mai secondario.
Morale della favola. Non è colpa loro, poverini. E' colpa nostra. Li incensiamo, li vogliamo belli e tatuati, ma anche retori e dialettici, li vogliamo morali, ma non moralisti, ligi al loro dovere, ma non esosi, tanto meno spudorati o prodighi... Chi li paga i loro stipendi? chi crea quel mondo di lustrini per quelli che poi ci finiscono dentro con i piedi e con la testa? Siamo noi che li vogliamo così e anche loro che vogliono essere così. Dare da mangiare a un calciatore è sacrosanto, a nessuno si nega una Ferrari, ma vorrei anche vedere giocatori che giocano per il gusto di giocare.
Caro Beckam, se ti disperavi con la tuta da assistente invece di farlo con un completo fumo di londra dal valore di svariate migliaia di sterline, forse il pubblico inglese avrebbe creduto di più alla sincerità del tuo disappunto.