giovedì 26 novembre 2009

Nietzsche era un dilettante

Tutti quelli che amano Nietsche perché ha rifiutato in blocco i valori della Chiesa cattolica, i valori cristiani, perché ha messo in discussione i valori alla base della società moderna, lo hanno trasformato in un Dio. Se si chiede loro di esporre la dottrina di Nietsche, vi rispondono che Nietzsche non possiede una dottrina, che ha rifiutato Platone, Hegel e tutti i loro epigoni proprio per evitare che ci fosse una filosofia dei dogmi. Dunque, per Nietzsche, si è sviluppata una fede. A ben guardare la società in cui Nietzsche viveva, che tanto lo infastidiva, costellata da balordi intellettuali e spaventevoli pecorelle che zampettavano dietro alla buona novella, non è affatto quella che lui diceva di voler combattere. Nietzsche è un altro sintomo della malattia che voleva guarire. Alla fine dell'800 dominavano le grandi aziende, il libero commercio, lo sfruttamento dei lavoratori, la disumanizzazione delle donne, degli omossessuali e del libero pensiero (sia esso anarchico, socialista o anche laburista), così come la più paradossale contraddizione in campo religioso, dove i prelati e le alte cariche ecclesiastiche non erano altro (tranne rarissime eccezioni) che servi degli stessi poteri politici ed economici che rendevano quella società un'oligarchia se non una monarchia del denaro. Dove vedesse deboli che vincono, che manovrano, che dirigono la vita di tutti, questo proprio non lo so. Una possibile risposta è che non trovando altra strada - in un mondo di veri leoni - che quella di fare l'agnello dalla voce grossa, abbia utilizzato la stessa pratica di quelli: vizi privati e pubbliche virtù. Con uno dei più grossi errori della storia: credere a quelle virtù e non praticare quei vizi.

mercoledì 18 novembre 2009

comma 22



«Elezioni anticipate se la maggioranza non è compatta», ha dichiarato il presidente della camera Renato Schifani, riferendosi naturalmente agli umori più o meno sotterranei di alcuni rappresentanti del Pdl. Ma cosa avrà voluto veramente dire?
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«Se voi, membri di questo partito, non voterete compatti lo schifo (sic) di legge che salverà il nostro pater premier dalla galera (poiché sul ddl processo breve (leggi "morto") sarà messa la fiducia e se la fiducia non ha la maggioranza il governo cade) allora nelle immediate elezioni anticipate - perché non pensateci nemmeno che si possa trovare un'altra maggioranza - Voi, traditori, giuda, fratelli di Giuseppe ecc. non troverete nessuno disposto a ricandidarvi per i secoli dei secoli, perché noi non candidiamo traditori e a sinistra non candidano (almeno dicono) condannati, amici di condannati, ex-amici di condannati
Dov'è il comma 22?
E' come se Schifani avesse detto: Se votate la legge non cade il governo, ma voi non volete che cada il governo, volete non votare la legge, perché sarebbe da pazzi perdere il posto di deputato o di senatore, no? Se siete tanto pazzi da non voler votare questa legge e perdere comunque il posto in parlamento, sia che cada sia perché non sarete mai più rieletti, allora sarete altrettanto pazzi da votarla! Ma come si fa ad essere pazzi per fare una cosa ed essere altrettanto pazzi per fare l'esatto opposto? Non si può essere pazzi in entrambi i modi, giusto? E allora? Vi devo davvero dire papale papale, paro paro, quello che dovete fare?

lunedì 16 novembre 2009

la diversità culturale


Non sono mai stato un grande fan degli Stati Uniti, nemmeno ai tempi in cui pensavo che il veltronismo potesse essere una debole risposta all'imperante berlusconismo. I paesi e le città sono fatti dagli uomini, è quindi una prassi storica che anche un paese con molti scheletri nell'armadio sia fautore di novità e di incredibili prospettive. Ginsberg diceva che gli americani non sanno nemmeno che esiste un Partito Comunista Americano o che nelle loro città si aggirassero anarchici. Ma capita ogni tanto che il suo presidente diventi portavoce di messaggi universali, anche all'indomani di scelte ecologiche che non sarebbero mai condivise da un ecologista militante. La libertà di espressione e di partecipazione "è un valore universale" e dovrebbe essere garantita a tutti, "anche alle minoranze etniche e religiose, tanto che vivano negli Stati Uniti, in Cina o altrove" ha dichiarato Barack Obama. E ha affermato un "no" deciso a qualsiasi tipo di censura su internet e degli organi di informazione e l'ha fatto in Cina. Un accesso illimitato alle risorse della Rete costituisce un punto di forza e un aperto scambio di informazioni è un vantaggio per tutti i Paesi, ha sottolineato in seguito. E poi la vera e propria chicca: "la libertà di discussione rende i governi responsabili". Le critiche fanno di lui un dirigente migliore, rendono la democrazia più forte e lo costringono a riflettere sulle sue azioni. Questo il succo del suo discorso. La prossima volta che Berlusconi lo incontrerà, invece di inchinarsi davanti alla moglie cercando di fare colpo, dovrebbe inchinarsi ad un uomo che non ha nessuna paura di essere messo davanti alle sue scelte e che si sottopone non solo al giudizio democratico degli elettori, ma anche alle critiche della società civile.
per questo articolo vedi: rainews24

sabato 14 novembre 2009

appello all'onda


L'Onda Anomala si fa sentire, coglie gli umori sotterranei, quei sentimenti ancora rannicchiati in un sonno letargico dal quale si risvegliaranno solo quando i fatti futuri mostreranno quello che sta accadendo.
Voglio tirarmi fuori dal coro, perché non riesco ancora a rapportarmi con questi ragazzi. Forse perché sono un po' più grande, forse perché la mia formazione è leggermente diversa, oppure perché condividendo la sostanza delle loro lotte non ne condivido la forma.
In questo momento non ci si può occupare soltanto di università, soltanto di Maria Stella Gelmini. Questo strano Ministro dell'Università è parte di un governo, di una compagine di ministri e sottosegretari che stanno letteralmente smontando questo paese, ridistribuendo la ricchezza a loro piacimento e mettendo a repentaglio la convivenza civile e il futuro delle nostre giovani generazioni. L'Università è importante, ma non è l'unico tassello di questo paese.
Uno studente non può essere inconsapevole del mondo che lo circonda, delle lotte che lo attraversano e delle diverse anime che lo compongono. La sua formazione è universale, egli è il professore di domani, dunque la sua formazione è la stessa conoscenza che metterà in condivisione domani o dopodomani. L'Autoformazione è uno di questi grimaldelli: la richiesta pressante di sapere, di condivisione e di feed-back che ogni sapere dovrebbe rappresentare. Ma allora dobbiamo tutti mostrare al mondo che sappiamo stare al mondo. Che abbiamo delle informazioni che altri non hanno, che sappiamo delle cose perché sappiamo costruirci e pensare da noi stesse le nostre conoscenze insieme a quelli come noi. Che il mondo, l'Italia, in questo momento è un po' di più della Gelmini e della finanziaria. Le Grandi Battaglie richiedono Grande Intelligenza e gli studenti devono aprire gli occhi al mondo, non continuare a fissarli su un piccolo mondo.

mercoledì 23 settembre 2009

chi ha Ragione?


Ognuno di noi è colpito fin dalla più tenera età da una grande disgrazia: possedere una ragione. Ogni giorno questo pesantissimo fardello ci indica la strada giusta da percorrere, quella che ci porterebbe alla felicità dal sapore purissimo e dall'aspetto strano. Noi ci impegnamo, immarcescibili e maldestri, nel calpestare e insultare le sue indicazioni.
Spot pubblicitari, videoclip e la perla di saggezza di una velina, ci commuovono talmente che non possiamo far altro che seguire le loro indicazioni.
Conosciamo a malapena le funzioni delle nostre parti corporali eppure al primo cazzo balbettante e alla prima passera parlante doniamo tutti i nostri più elevati sentimenti.
Banali osservazioni logiche sono contraddette da verità assolute perché un idiota (e solo lui) ha avuto una visione.
Mangiare cioccolata in eccesso stimola l'alvo in maniera irregolare: forse è una semplice associazione cromatica? Avete mai cacato arancione per aver mangiato un cachi?
Prelati vestiti di rosso senza il naso da pagliaccio chiedono ironicamente ai politici più sobrietà e poi riuniscono il popolo sotto una cupola per il miracoloso scioglimento di una coagulazione per ordine di un essere invisibile che vive nel cielo: un elementare esperimento scientifico. Se in un luogo chiuso un evento è accaduto una volta, senza modifiche a quell'ambiente è altamente probabile che si ripeta regolarmente. Si chiama regolarità di natura e lo ribattezzano miracolo! Lo diceva a suo tempo un certo Galileo, ma chissà perché hanno cercato di zittirlo?

mercoledì 15 luglio 2009

la reputazione di Onan


Con questo articolo voglio ristabilire la reputazione di Onan. L'onanismo è il peccato di spargere il seme maschile perdendo per sempre una chance di fecondazione. Bazzecole per noi post-moderni inventori delle Banche del Seme. Ma Onan è stato un precursone... è sicuramente l'inventore del coitus interruptus e della sua indiretta conseguenza: la prostatite. Ma prima di passare a consigli di natura sessuale voglio ripassare la malafede nei confronti di questo personaggio biblico.
All'epoca dei fatti Onan era scapolo. Aveva passato i quarant'anni e non si era ancora sposato. Il fratello maggiore Er, invece, pieno di giudizio, aveva preso moglie secondo le usanze. Quando si ha giudizio non si è sempre nella grazia del signore, le sue vie sono infinite e imperscrutabili: il fratello di Onan muore per la maggior gloria del signore senza lasciare eredi e Tamar, la moglie, nemmeno lontamente gravida. Per chi non ha giudizio, dicevamo, come Onan, è una tragedia. Essendo scapolo è costretto dalla legge ad accoppiarsi con la cognata (dopo averla sposata)  per "assegnare una discendenza" al fratello morto. Un obbligo insopportabile! Un sopruso contro il suo nome e soprattutto contro il suo seme. Perché, deve essersi domandato Onan, il frutto del mio seme deve essere di mio fratello? Siamo di fronte ad un'obiezione di coscienza, anche al primo caso di uccello in affitto della storia. Cosa ingegna il caro Onan? Quando sente che il suo seme è lì lì per essere donato alla moglie del fratello estrae la spada dal fodero spargendo lo sperma sulla terra. Questo non piace a Dio. Punirà Onan, ma non con la cecità.
Qual è la morale della favola? In primo luogo è per il gesto di non destinare il proprio seme all'unico luogo naturalmente destinato ad esso che si è ritenuti peccatori contro l'ordine stabilito da Dio.
In secondo luogo viene coniato il termine onanismo che sta ad indicare l'attività di tutti quelli che si lustrano il piffero con malcelata gioia, facendo perlomeno un grande torto ad Onan, ma non solo.
Una delle domande che possiamo porci è la seguente:
qual è il vero motivo per cui dal gesto di Onan si passa alla masturbazione?
Onan ha trovato il modo (seppur non molto piacevole per i suoi effetti collaterali) per fare sesso ed evitare una gravidanza! Per noi post-moderni che destiniamo il nostro seme a bustine e contenitori di lattice, spermicidi chimici e ormonali (e presto ben altre sorprese!) questo modo è oltremodo demodè. Ma chi nella propria vita non è mai stato un onanista (in una o nell'altra delle accezioni)?
Un'altra osservazione che possiamo fare è questa: era così complicato spiegare il peccato di Onan ai ragazzini nei confessionali che si è preferito passare ad una semplificazione essenziale. Si sa che la Trinità è già complicata di per sé. Dunque era molto più sbrigativo un perentorio "non toccarti sennò diventi cieco" ad un certamente più impegnativo discorso di questo tenore. Non praticare il coito (o la prossimità genitale) con donna che non sia tua moglie (e nemmeno con la moglie di un altro) con la quale dovrai comunque finire il rapporto con il tuo organo genitale all'interno dell'organo genitale della tua sposa affinché ci sia concepimento: il piacere è un biasimevole effetto caduco del più grande piacere che avrai ad arricchire la famiglia del signore...
Vi faccio notare le spregiudicate e irrazionali considerazioni della teologia cattolica e della morale nel negare le più semplici istanze del corpo umano pur di rimanere nel solco di individui vissuti nel deserto migliaia di anni fa, i quali, per convincere i membri più selvaggi della loro tribù a comportamenti meno che animali, facevano ricorso ad argomenti metafisici per ricondurre quegli stessi insegnamenti ad un'origine men che meno soprannaturale.
Masturbarsi è peccato perché si sparge il seme e il seme non è tuo, ma è di Dio. Fare sesso per piacere è sbagliato perché il sesso è solo una pratica riproduttiva, quindi evitare una gravidanza è peccato anche in un modo grossolano come quello di Onan (con il 70% di probabilità di scamparla contro il 99,99% della pillosa, solo per fare un esempio). Ma in realtà non è così. Quello che si vuole a tutti i costi nascondere è il piacere. Nascondendo e vietando il piacere in tutte le sue forme, il suo potere liberatorio viene a mancare, quindi tutte le implicazioni politiche e sociali di questa libera scoperta del proprio e dell'altrui corpo sono presto dette. La pubblicità non ci incanterebbe con i suoi culi e le sue tette, facendoci sentire in colpa quando ci cola la bava dalla bocca davanti ad un manifesto o davanti alla televisione. Ci sentiremmo meno delle merde se invece di ascoltare i consigli di Maria de Filippi ci rotolassimo nel letto con il nostro partner alla scoperta delle molteplici posizioni dell'amore. Non ci sarebbe bisogno di milioni di tonnellate di prodotti di bellezza inutili per raggiungere gli stereotipi del più bello o del più figo, poiché l'amor proprio e la capacità di amare sono il frutto di un impegno e di una perseveranza che nessuno ci insegna. Dovrebbero insegnare tecniche di corteggiamento alle medie, per esempio, invece della storia del cavaliere feudatario che fa le guerre per conquistarsi la bella figlia del re che arriva virtualmente vergine al matrimonio e non vede l'ora di sposarsi perché così si può fare tutti gli uomini della corte, ma non si può dire perché la donna è cortese, quindi ti dice gentilmente di andare a cagare. E potrei fare altri diecimila esempi in cui il sesso castrato da certi insegnamenti continua ogni giorno a provocare le nostre paure e le nostre insicurezze create apposta per controllare la nostra libertà e la nostra capacità di amare. Senza il nostro corpo e la predisposizione sincera e assoluta al piacere e alla socialità, vanno a farsi fottere tutti i principi di uguaglianza e fratellanza. Senza il piacere, le coccole e la libera consapevolezza del proprio essere il proprio corpo, non è possibile creare una repubblica di pace e serenità.
Un'altra cosa è certa.
Se pensavate che nella Bibbia c'era persino uno che si masturbava dovete ricredervi. Le uniche seghe che si sono sono quelle dei falegnami oppure sono pudicamente mentali.

lunedì 13 luglio 2009

il titolo di questo post è l'ultima parola di questo post

Una parola per descrivere il pessimo uso che si può fare di un blog quando si evita la "profondità". Ih Ih. L'approfondimento è di massima tralasciato per la superficie. Avevo allora pensato a questa parola

SUPERFICISMO

poiché quello che intendo significare non è, banalmente, superficialità: questa la lascio ai superficiali. Il pessimo uso che si può fare di un blog di cui parlo è un'assunzione di responsabilità scrittoria o a-scrittoria, se preferite. ih ih.
Tali esseri non hanno nessuna colpa della loro ignoranza, ma solo della loro grossolanità.
Non va nemmeno bene

CIMISMO

la quale sarebbe da intendere (tentando una definizione da vocabolario): "tendenza al rimanere sempre in cima alle cose, nel suo uso metaforico, ecc. ecc., ma poiché dall'alto è sempre possibile oltreché impossibile non avere una visione d'insieme, con i miei intenti si crea uno scarto incolmabile.
Una forte tentazione è stata

QUALUNQUISMO

per la quale evito qualsiasi commento, dal momento che, come dice la parola, qualunque essere è capace di utilizzarla.

PAVIMENTISMO

potrebbe sembrare un'offesa alla categoria dei piastrellisti, visti comunque gli intenti polemici e negativi che volevo assegnare alla parola che sto cercando.

Ne ho provate alcune che vi risparmio, poiché non farebbero bene al mio narcisismo, anche se

PELOSULLACQUISMO

l'ho scartata solo perchè è anche una metafora (e quanto mi si potrebbe rimproverare l'origine metafisica della "profondità" come metafora di qualcosa di più importante e significativo di ciò che invece rimane alla superficie).

BERLUSCONISMO

di questi tempi, è come sparare alla crocerossa, ne ha dette così tante, di tali e di quante, che accusarlo perfino di non occuparsi davvero delle cose importanti di cui un governo dovrebbe occuparsi rimanendo al di qua dell'illecito e del buon gusto mi sembra troppo.
Non meritano il maiuscolo né pauperismo (a causa della sua povertà) nè pressappochismo (per la sua mancanza di precisione) e comunque rimandano ad altri esempi e ad altre situazioni.
E se anch'io non fossi immune dalla malvagia usanza che la parola che sto cercando si appresta a condannare? Come la definirei questa autocensura?

IPOCRITISMO?

ISTRIONISMO?

Non posso non ammettere di essere per la libertà di stampa, dunque scrivete sempre quello che cazzo vi pare cercando di non farvi prendere la mano dall'ultima parola di questo post che in fondo è soltanto una parola che proprio perché io sono profondo ho sprofondato qui alla fine di questo piccolo mondo ed è senza rime ma con l'ultimo -ismo che battezzo

PAROLISMO


sabato 13 giugno 2009

Non è più tempo di metafore

Il momento tanto aspettato è finalmente giunto. Il governo Berlusconi ha messo le carte in tavola. Ha definitivamente dimostrato con l'azione legislativa che contraddistingue la politica dalle chiacchiere, qual è la sua idea di stato. La giustizia non è prerogativa dello stato, non è ciò che spetta al cittadino in quanto membro di uno stato di diritto. La giustizia, per il governo Berlusconi, è un potere da amministrare con lo stato di polizia, con il controllo dell'informazione, con l'ignoranza e la paura. Dopo i tagli alle procure, dopo leggi e provvedimenti che limitano l'azione penale, arriva una legge che in un'epoca tecnologica come questa, elimina uno strumento fondamentale per l'accertamento delle responsabilità. Questa legge sulle intercettazioni è come una legge sull'inseguimento: se un uomo scappa davanti alla polizia, la polizia non può inseguirlo, non ci sono gravi indizi di colpevolezza. Scappa perché gli scappa. C'è un posto di blocco? Qualcuno lo forza? Significa che c'è la partita...
Se qualcuno aveva dubbi sulla differenza tra destra e sinistra, sui cosiddetti favori alla mafia di tanti governi, sulla deriva autoritaria, sulla mancanza di trasparenza e sulla volontà liberticida, credo che questo provvedimento debba spazzarli via.
Quando non c'è più giustizia, è tempo per l'autorità. E l'autorità in un regime democratico praticamente oligarchico, significa il potere della forza. La forza dispiega la violenza, annulla l'opinione, l'intelligenza, lo spazio vitale del confronto, la vita come dispiegamento della socialità.
Non è un paese per giovani. I vecchi depongono fiori sulla tomba delle idee. Vanno ai funerali dei non-allineati. La loro famiglia allargata sta premendo contro il cerchio che si fa sempre più stretto. Quando non c'è spazio, quando tutte le soluzioni razionali sono state escluse, rimane soltanto l'osmosi. Non è più tempo di metafore. Questo governo, questo paese, hanno deciso di concentrarsi, di accumulare in un piccolo spazio qualcosa di troppo grande. Questo qualcosa sta per riversarsi fuori, per riportare in equilibrio una soluzione troppo satura. Che questi oligarchi lo sappiano oppure no, che lo intuiscano oppure no, a noi non importa. Abbiamo lavorato per la pace, ma non ci hanno dato ascolto. E' ora di rivoluzione.

lunedì 4 maggio 2009

Un presidente scapolo

Dio consegnò le tavole della legge a Mosè. Il profeta le lesse attentamente. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci volte ognuna di esse. Una per ogni dita delle mani. La legge dell'anulare destro, "non desiderare la donna di altri" che mirava non imperscrutabilmente all'indissolubilità del matrimonio, lo fece vacillare. La rilesse, dentro di sè la commentò, la provò, la criticò. Non andava per nulla. Si rivolse al Padre:
"Mi consenta..."

mercoledì 29 aprile 2009

lettera agli imprenditori italiani

Voi volete assumermi con un contratto interinale a tempo determinato? io mi rifiuto. non accetto una paga da fame, uno stipendio offensivo per lavorare le stesse ore e lo stesso tempo di un lavoratore che pagate meglio soltanto perché prima che arrivassi io la legge 30 non c'era. vi chiedo di assumermi secondo il mio valore di italiano laureato, secondo il mio valore di persona che vuole costruirsi un futuro, secondo il mio volere e non solo.
se non mi assumete adesso, se vi rifiutate di riconoscermi adesso per quello che valgo e per quello che mi spetta, tra venti anni succederanno molte cose. sono una persona che ha studiato. la razionalità è una virtù dell'uomo, la virtù di saper prevedere, da premesse concrete e dai dati di fatto presenti, ciò che avverrà.
i miei figli parleranno un'altra lingua, perché io dovrò andare in un'altro paese, dove apprezzano le mie idee, la mia capacità di ampliare conoscenze e sviluppare progetti senza pregiudizi sulla mia provenienza o sul mio censo, ma soprattutto perché sanno che queste qualità meritano uno stipendio adeguato alla vita fuori dal lavoro. senza una vita soddisfacente il lavoro ne risente.
i vostri figli godranno di una certa agiatezza: avete fatto i soldi pagando meno molte persone e investendo poco, ma ce l'avete fatta. intorno a voi, però, molti stranieri, forse imitandovi, forse no, hanno colonizzato le strade, le istituzioni, i vostri figli li frequentano e non possono fare a meno di stimarli. la vostra pensione è serena, ma quella dei vostri figli? la vostra agiatezza si fonda sulla vendita dei loro beni, non sul loro lavoro, perchè gli avete insegnato che non è tanto utile lavorare, ovvero che è vantaggioso sfruttare. loro sfrutteranno le vostre fatiche. a voi non importerà, perché sarete vecchi. i vostri nipoti, però, dovranno sottostare alle vostre stesse leggi, e i miei nipoti non potranno fare altro che colonizzare le ultime distrutte spoglie di un paese allo sbando, spolpato di ogni grandezza, sfruttato dagli ultimi figli che avevano qualche idea, forse vaga, ma non esattamente ingenua.
nel paese di Galilei, di Bruno, di Mazzini, di Marconi, di Fermi, di Dulbecco, di Giacconi, di tanti e tanti innumerevoli ingegni che la vostra mancanza di futura gloria non ha voluto ospitare nella sua terra natale, come si comporterà con i futuri geni?
davvero un misero investimento, una cifra, del denaro, valgono l'infamia futura, i rinnegamenti, le maledizioni dei vostri sottoposti, i dileggi degli stranieri? davvero ne vale la pena?
vi scrivo questa lettera cercando di smuovere non so cosa nell'animo dei più, consapevole della stoltezza dei politici, nella cecità dei miliardari e nella stupidità di chi li segue accontentandosi delle briciole.
Saluto tutti con le parole di un grande poeta esule che ebbe a scrivere: Perseguitate con la verità i vostri persecutori. e poi che non potete opprimerli mentre vivono, coi pugnali, opprimeteli col'obbrobrio per tutti i secoli futuri (U. Foscolo).

martedì 21 aprile 2009

territori occupati

Gli israeliani non ricordano mai chi ha cominciato il conflitto che li vede coinvolti con i palestinesi. Sostengono però di avere la trascrizione originale e autenticata di una conversazione tra Dio e Mosè in cui Dio assegna loro la proprietà di Gerusalemme e la Palestina, Tel Aviv, la striscia di Gaza, il Libano, il Sinai, la cis-Giordania, la Giordania, la Siria e la Luna.
Su quest'ultima sono disponibili a fare delle concessioni ai palestinesi.

venerdì 10 aprile 2009

Terra d'evasione

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Sono lontano dall'Abruzzo, colpito anch'io dal terremoto. Colpito, ma né ferito né ucciso. Sono lontano, in una città d'elezione come Bologna. Mi tocca ammettere che tutta la storia fottutamente raccontata di questa regione Abruzzo è una storia di evasioni. L'abruzzo è un carcere. Sembra di no. È una terra di villeggiatura, molti suoi visitatori l'apprezzano, ma non ci passerebbero mai la propria vita. Per decidere di passarci la vita devi nascerci. E non si è mai visto un carcerato nascere in prigione. La vita è un ergastolo da scontare sulla terra. Ma per le menti migliori di questo Abruzzo, la loro terra è una terra d'evasione. Dunque la vedono come una prigione da cui fuggire, in cui non tornare, mi permetto: da dimenticare. Le gesta note e meno note di questi nomi altisonanti, a cosa servono, in questa regione? A lustrare le scarpe di chi rimane, a rendere lucenti i riconoscimenti, le coppe e i premi istituiti a nome di gente che se ne è andata, che è evasa, che ha considerato l'Abruzzo una cambiale scaduta. Io sputo su tutti. Sui personaggi, sui loro epigoni, sui loro ammiratori, su me stesso che li ammira, sui premi, sui premiati e sulle case natali con i tristi “qui è nato...”. Questi Rossetti, Flaiano, Mattioli, Spataro, D'annunzio, Croce, Silone (e ne dimentico molti) hanno il merito, e lo evidenzio, di aver considerato l'Abruzzo una terra d'evasione, perché quando nasci in Abruzzo e hai il semplice coraggio, la più semplice pretesa di dire una cosa intelligente, ti prendono per stupido. Ti fanno sentire uno stupido. È una terra in cui non puoi eccellere, in cui se ti senti in gamba devi ricevere un calcio nel culo da quelli al di là del confine per poter essere considerato degno di nota. E da morto, visto che non puoi più fare domande scomode o fare osservazioni salaci sull'assessore alla cultura, finalmente ti danno retta. Istituiscono un premio a tuo nome, ti rifanno la strada sotto la casa natale e ad ogni altra celebrità che passa da queste parti faranno domande su di te. Se ti danno retta solo da morto, allora devi evadere da vivo. E non puoi nemmeno tornare come Montecristo.
Ad essere vivo e abruzzese in un altro posto rischi di diventare famoso. Mattioli a Milano, Flaiano a Roma, Spataro al governo, Silone in tutto il mondo ecc. ecc. A vivere in Abruzzo, scusate ma questo pezzo è dedicato ai sopravvissuti al sisma, rischi di morire.
Cos'è questa terra che fino agli anni '90 non risultava nemmeno nelle previsioni del tempo? Cos'è questa terra che il reperto archeologico più famoso – il guerriero di Capestrano – non si sa di chi cazzo è, chi cazzo rappresenta, e per quale cazzo di motivo è importantissima una cosa incomprensibile? 
È una terra di capre e di esuli, per mettere insieme le due cose più degne di nota, visto che riteniamo culturalmente esaltante una cosa che non si capisce cos'è.
Stare in Abruzzo non è evolutivamente vantaggioso. Non si può essere abruzzesi in Abruzzo. E questo è un bene o un male? In Abruzzo queste due categorie morali sono oggigiorno molto confuse . Sono deluso fin nel profondo che l'Abruzzo non sia una terra d'elezione.

mercoledì 18 marzo 2009

Africa

Sono cinquecento anni che l'abbiamo colonizzata. Gli africani gli abbiamo schiavizzati. Li abbiamo torturati, gli abbiamo negato i più elementari diritti umani civili e politici. La ricchezza della loro terra la sfruttiamo ogni giorno e quando vengono a chiederci qualcosa indietro li mettiamo nei CPT. Li sfruttiamo persino mediaticamente, per ogni buona azione da compiere sono il capro espiatorio perfetto per ogni raccolta fondi. Basterebbe restituire loro quello che gli abbiamo tolto. Muoiono di fame. Gli abbiamo portato dentro casa le nostre guerre, l'aids, il nostro modo di pensare che evidentemente credono giusto perché glielo abbiamo imposto con la forza. Affolliamo il continente con turisti che si credono Tarzan e Jane e con scienziati, bracconieri e missionari alla scoperta del Continente Nero, tutti con la loro idea precisa di come deve essere la loro vita. Abbiamo inventato il Mal d'Africa e loro non ce l'avevano, stavano benissimo prima. Adesso gli mandiamo un vecchietto pasciuto vestito di bianco che gli racconta che non devono nemmeno scopare! Ma quando pagheremo?

domenica 15 marzo 2009

Enucleare l'energia nucleare

il nucleo della questione è questo: l'energia nucleare non è economicamente vantaggiosa. Essa non è rinnovabile, benché sia fantastica nei suoi usi pirotecnici. L'uranio è un minerale con la scandenza, mentre i rifiuti prodotti dal suo sfruttamento no. Il sogno dell'energia pulita ce l'abbiamo davanti agli occhi e Berlusconi, come fa sempre, guarda il dito perché gli conviene. Se il paese si affrancasse dal problema energitico non ci sarebbe più bisogno di gente come lui: pensate alla Sicilia. Con il numero adeguato di centrali fotovoltaiche, eoliche ecc. non avrebbero più bisogno di promesse, ma solo di organizzarsi per vendere l'energia in sovrappiù che non gli serve.
Questo povero post-nucleare vuole essere un minimo contributo, un anello della catena contro quest'ennesima ma non ultima idiozia governativa. Essere governati con i piedi fa male, essere governati con il culo fa proprio cacare.
Come esperto di ontà, so che le soluzioni sono sempre più facili da immaginare, piuttosto che prendere quelle che ci sono già.
Dite no al nucleare: pensate agli archeologi che scaveranno fra cinquemila anni le nostre macerie: troveranno decine di cartelli, avvertimenti, simboli assurdi e sicuramente ben comprensibili del pericolo che si corre aprendo i depositi di rifiuti nucleari. Ma l'uomo fra cinquemila anni non ne vorrà sapere di leggende maledizioni e avvertimenti, sarà soltanto curioso di aprire quello che sarà stato cosa: una tomba? un tempio? un campo per qualche gioco sportivo? la residenza segreta di qualche conte di montecristo? e che ne so io? so che quell'archeologo lo aprirà, e non troverà il vaso di pandora, troverà la propria tomba. dobbiamo fare questo regalo ai nostri posteri perché Berlusconi è vecchio e se ne fotte della natura? Ma fatemi il piacere. A presto

eccovi la catena:

ilKuda
Jacopo Fo
Letizia Palmisano
Domenico Finiguerra
Resistenza Civile
Fiore
Verdi di Ferrara
Franco Corleone
Come ti vorrei
Alessandro Ronchi
Marcello Saponaro
Pianeta Verde
Rigeneriamoci
Appunti e Virgole
Impianti e pannelli solari
Base Verde
Sciura Pina
Ladri di marmellate
CernuscoTv
Liberamente
Ma'pe iabbu
Gianluca Visconti
Ego&Quota
Informazione senza filtro
Samie
PdCI Latina
La Parola
Doppiocieco
Piazza Pulita
Tau2 Zero
Ambiental...mente
DeaMaltea
Yourpage
VIVERE Cernusco
2 + 2 = 5
Yblog
Roberto Maviglia
Voglio il fotovoltaico
Gianluca Briguglia
No alla turbogas a Pontinia
Per il bene comune Lombardia
Sconfinanado
Verdi Emilia Romagna
Verdì Forlì-Cesena
SandBlog
PD Vedano Olona
BlogEko
Network Games
Marco Pagani
Il Derviscio
Radio Utopie
Il Replicante
Sale del mondo
Opinioni e benessere
Digital Worlds
Marcella Zappaterra
Trust Nobody
La tana del mostro
SpreadRSS
Giampaolo GB
Daniele Zanoni
Fuoriluogo
Riciard's

L'importanza di questa catena e dell'enucleazione del nucleare è l'insieme di proposte in materia di energia che si stanno promuovendo, per non essere soltanto critici, ma cittadini attivi e attenti a come vivere in una società più pulita e più equa. Nel primo link al blog de IlKuda, trovate tutte le proposte.

giovedì 19 febbraio 2009

La caduta di Veltroni

Perchè i giornali titolano sconsolati sulla fine di Veltroni? Perchè Berlusconi ne approfitta come se avesse vinto le elezioni interne al PD? Ve lo dico io! Non siamo più in un partito democratico, nè in un paese democratico. Siamo così assuefatti a Berlusconi presidente del consiglio e presidente acclamato del suo partito, così convinti della sua immortalità politica, che le dimissioni del segretario del partito all'opposizione (se tale si può chiamare la politica dei sussurri veltroniani) ci sembra uno scandalo. Abbiamo perso il senso della politica, delle cariche e del succedersi dei mandati. Contro Berlusconi bisognerebbe mandare un esercito di oppositori, come in un videogame, dove il mostro è così forte e il trucco per batterlo così difficile da scovare che ci servono molte vite e molta pratica per sconfiggerlo. è la mossa più vitale del partito democratico da quando è nato. La vita contempla la morte, le cariche contemplano le dimissioni, o le dismissioni. Perso un capo si pensa al peggio, persa una figura di spicco si pensa ad un cattivo epigono. La verità è che dall'altra parte è assolutamente così. Se Berlusconi cadesse si porterebbe dietro tutto, dopo di lui c'è solo il vuoto. A sinistra (o a centro-sinistra) ci sono invece persone di ogni mestiere, credo e pensiero che hanno però in mente un mondo un po' più giusto di quello che ha in mente Berlusconi (televisioni dappertutto, mura e manifesti con culi e tette, gigantografie che inneggiano alle sue barzellette), un po' più bello, meno inquinato, meno corrotto, meno paraculo e meno stupido di quello che ha costruito Berlusconi. Veltroni voleva "tenere tutti uniti". Veltroni doveva mandare tutti all'attacco. Da questa politica si sarebbero visti i pavidi, scoperti i conniventi, gli inetti e i cretini. Si sono messi attorno a un tavolo, hanno piazzato un bel bersaglio con la faccia di Berlusconi e le freccette se le sono tenute per stuzzicarsi i denti...
questa è l'ultima occasione che abbiamo per riprenderci il paese.

domenica 8 febbraio 2009

la mia immaginazione

la mia immaginazione mi precede sempre. se vado a londra, la mia mente è stata là prima di me. se vado a berlino, la mia mente ha raccolto il racconto dei miei amici. se vado in messico, la mia mente ha ascoltato le parole profumate e succose di chi sono andato a trovare. con l'immaginazione si possono fare tante cose, ma non vivere. per vivere abbiamo bisogno del nostro corpo. e fino alla fine lottiamo per muoverci, per smuoverci, per accennare con il più lieve dei nostri movimenti che l'immobilità non fa parte di noi, non ci sono segreti dietro la catalessi, non c'è mistero dietro ad un risveglio rimandato per tanto tempo. qualcuno di noi vorrebbe aspettare, ne sono sicuro. anch'io aspetterei. ma fino a quando? e per fare cosa, se il mio corpo è ormai impossibile da muovere? se la mia immaginazione soffrirebbe per ogni immagine che non può trasformarsi in realtà?
la morte non è crudele, il mondo non è crudele. il nostro manicheismo lo è. la nostra mancanza di volontà lo è ancora di più. la nostra sensazione di toccare il nulla, lo è.
la mia immaginazione mi dice di non dormire. c'è troppe cose da fare e da dire, da vedere e da toccare, da bere e da sentire, da leggere, da camminare e da sentire di nuovo.
sono nato senza spine. morirò senza spine. se qualcuno me ne metterà una in corpo lo chiedo a tutti e a nessuno: staccatemi da quella spina.

sabato 31 gennaio 2009

IO SO

Io so che ho appena avuto un'illuminazione, da un'idea a basso consumo che mi vola intorno, che mi circola addosso come l'aria. In questo paese non c'è più giustizia, non c'è più uguaglianza, non c'è più libertà. Il prezzo della perdita di questi valori, il prezzo della perdita di credito da parte del resto del mondo, il prezzo che paghiamo per permettere a molto pochi di arricchirsi, salvarsi dalla galera e dall'anonimato è lo sfruttamento incondizionato e deliberato delle nostre vite. I ricchi e i potenti lo sono e rimangono tali soltanto se la maggior parte degli altri cittadini dello stato in cui vivono rimangono poveri e impotenti, al loro posto, spesso davanti alla televisione, felici se due perfetti sconosciuti rinchiusi in un appartamento abbastanza più grande del loro fornicano davanti ad una telecamera.
Io so che questo paese è comandato, non occupato. Le istituzioni hanno mostrato il loro volto privato, la loro faccia di bronzo, mentre la loro funzione dovrebbe essere pubblica e non avere nessuna faccia, ma solo un volto: quello di tutti.
Perché questo paese è occupato? perché si è permesso, chi lo ha permesso? La mia abitudine è cominciare dalle origini del mondo, dai profondi abissi dell'inconscio, dalla termodinamica, dalle leggi di natura, ma questa volta voglio rompere lo schema che mi caratterizza, voglio lanciarmi fuori di me, consapevole di voler difendere una sola cosa: la repubblica. Difenderla poiché per fortuna esistono ancora le strade, le mura, i segnali stradali, le panchine, i parchi, i viali, i comuni, le piazze, le spiaggie, le foreste, i fiumi, i mari: questo ed altro è la repubblica, la natura fisica, le costruzioni umane che sono state destinate a noi tutti, salvaguardate per il benessere di tutti da leggi che vogliono regalarci una possibilità di vita che si avvicini nel miglior modo possibile a quello che da sempre vogliamo essere: essere umani. Davanti all'umanità giriamo la testa troppo spesso, davanti all'umanità ci dimentichiamo di noi stessi, davanti all'umanità di qualcuno che ci strappa la pelle gli diamo ragione la maggior parte delle volte. L'evoluzione ci ha spiegato che noi umani possiamo sopportare tutto, che per arrivare dove siamo arrivati abbiamo sopportato l'impossibile, che quando si è trattato di dover versare sangue l'abbiamo fatto.
IO SO che il limite di sopportazione è stato superato, che in questo paese ci sono esseri umani che non vedono e non sentono e non parlano più con altri esseri umani, ma soltanto con dei servi, che ancora pensano di dover sopportare: arriva quel momento in cui l'evoluzione deve fare un salto, e dichiarare davanti alla propria dignità che il passo è stato fatto, che è ora di dire basta. Basta allo spaccio della stupidità che ci fanno passare per intelligenza, basta all'inchinarsi davanti all'autorità fasulla di chi crede di poterci imporre le sue falsità metafisiche, basta all'indifferenza per la natura, per l'energia, per le scienze, che solo se usate male creano danni, in italia sembra che internet e l'informatica siano dei misteri, basta ai compromessi davanti alla carta costuzionale, basta all'ineguaglianza tra immigrati e indigeni, poiché tutti siano soltanto cittadini davanti alla legge e alla repubblica, basta al susseguirsi di rincorse e salti quantici per le imprese che non ci mettono mai del loro, ma solo del nostro, basta al negare la nostra storia, a non scrivere dei politici, a definire sempre e solo questo paese attraverso la sua storia, la sua arte e la sua natura, basta a non considerarlo degno di un futuro da far costruire ai suoi figli, piuttosto di farlo affondare dai suoi padri, basta alle imprese titaniche senza fondamento, basta ai giornalisti che prendono per il culo i lettori, o che hanno paura della verità, basta agli insabbiamenti, basta al rifugiarsi sempre e solo nelle istituzioni europee, o all'affidarsi agli stranieri, come se un'altra lingua avesse maggiore dignità di fronte al vero, basta al credere ogni istante che la tradizione vada salvaguardata e che i vivi debbano mettersi in fila dietro ai morti.
IO SO che è ora di dire basta, io non so perché è questo il momento, ma è proprio per questo che dico che è ora che arrivi.

martedì 20 gennaio 2009

19 gennaio

dal blog di Jacopo Fo

Il giorno piu' deprimente dell'anno

Se ci state leggendo vuol dire che anche quest'anno siete sopravvissuti a lunedi' 19 gennaio, il giorno piu' deprimente dell'anno, almeno secondo i calcoli dello psicologo inglese Cliff Arnall.
A rendere ieri la giornata peggiore dell'anno sarebbero 6 fattori: il clima invernale, i resoconti delle carte di credito con le spese di Natale, i buoni propositi gia' abbandonati, la crisi immobiliare/economica/finanziaria, la paura di perdere il posto di lavoro e i debiti da pagare.
Il consiglio dell'esperto e' di cercare qualcuno a cui dare la colpa.
(Fonte: Adnkronos
)

Se l'avessi letto ieri, avrei capito cosa avevo, perché ho effettivamente cercato di dare la colpa a qualcuno, ma non ci sono riuscito, ho dimenticato tutte le regole dell'ontà e ho persino pensato di pregare. alla fine ho visto un film horror insieme agli amici ed è cambiato qualcosa, ma solo perché era passata la mezzanotte, evidentemente!


domenica 18 gennaio 2009

sabato 17 gennaio 2009

politica e rivoluzione

la differenza fondamentale tra un movimento politico e un movimento rivoluzionario è che il primo domanda. cerca, pensa e propone riforme, leggi, progresso. Il secondo, invece, immagina, agisce e ottiene le proprie riforme, le proprie leggi, il proprio progresso. La differenza è quella tra una pianta e un animale. la prima è costretta a rimanere nel terreno, a prendersi la pioggia, ad aumentare la propria saggezza, a raccogliere la nostra ammirazione per la lussureggiante pazienza e la naturale potenza che esprime. L'animale può essere persino invisibile, crudele nel procacciarsi il cibo o pavido nello scappare dai predatori, ma quello che ci affascina è la maestosità del suo incedere, sotto le stelle o sotto il sole, nell'aria o nell'acqua, un essere legato alla terra, ma diviso da essa, ingranaggio del ciclo terrestre, ma capace di sollevarsi e di osservare il pianeta. In ogni animale amiamo l'eleganza, la necessità, il superbo furore della corsa, il lento passeggio della sazietà. In ogni animale riconosciamo quei tratti che appartengono all'essere umano, il quale è per proprio retaggio un rivoluzionario e solo quando si riconosce come tale, ha davvero conosciuto se stesso.