giovedì 24 marzo 2011

la scrittura e il corpo

ho lo scheletro perfetto per scrivere un capolavoro.
mi manca la carne. è carne che non vendono da nessuna parte. non c'è mercato nero, non è un pezzo unico, non è nemmeno carne umana. 
è la carne dell'esperienza.
devi prima trovare il denaro. 
quello giusto non si trova in banca, non lo stampa la zecca, in ogni caso si sente da lontano e si capisce da vicino quando usi denaro falso. è una moneta che non puoi comprare, nè fabbricare, ma lo trovi dappertutto in giro per il mondo, sotto i culi dei Re, sotto i piedistalli delle statue, sulle pareti dietro i quadri nei musei, tra le pagine dei libri.
per acquistare quella carne devi prima scrivere quello che non si può scrivere, affinchè i Re si alzino stupefatti dai loro scanni, poi devi scrivere quello che non si deve scrivere, affinchè le statue scendano dai loro piedistalli. poi devi rubare le tele dai musei, senza che nessuno se ne accorga, nè prima nè dopo, arrangiati, se non sai come fare. poi devi capire che la letteratura è l'inganno più dolce, ma è come un gioco: se rispetti le regole perdere non è grave: il gioco perfetto è lo spazio che consente il funzionale movimento tra due parti... la meccanica dell'amore, contatto e distanza, entrambi specchi l'uno dell'altro.
ora che hai la carne devi fare attenzione a rimpolpare con oculatezza, con geometria e matematico estetismo quelle ossa che il poeta dichiara nude. 
dove le hai prese?, si domanda il profano. ho guardato più vicino che potevo, perché non permetto allo sguardo di scappare lontano. è ai miei piedi che cadono le bombe, che si ammucchiano cadaveri. parlano la mia lingua, non hanno fatto nemmeno un ridicolo chilometro. prima di essere esotico, guarda nella tua casa. fai uno sforzo di realtà. i torti e le verità non hanno bandiere.

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