mercoledì 12 settembre 2012

il gioco delle parti





In questo mondo dominato dal capitalismo economico e finanziario ognuno ha la parte che gli spetta. c'è chi si lamenta, chi vive di rendita, chi lavora indefessamente, chi non ama il suo lavoro ma non può permettersi di lasciarlo; c'è chi adora la sua vita tragicamente normale, c'è chi odia il tran-tran quotidiano ma non sa immaginarsi un'altra vita. C'è poi chi è ancorato al vecchio stilema operaio/padrone seguendo il quale se il padrone vuole chiudere la tua fabbrica e licenziarti per ragioni economiche (quindi per giusta causa che più ingiusta non c'è, direi) alla fine si incazza e va davanti al ministero dello sviluppo economico a dare la colpa al ministro. Gli operai di quella fabbrica sono gli unici a sapere se la fabbrica in questione produce davvero qualcosa che ha ancora mercato. O almeno dovrebbero saperlo. Gli operai di quella fabbrica chiedono che il governo intervenga, che interpelli qualche altro imprenditore o gruppo che acquisti la fabbrica. C'è chi dice che lo stato dovrebbe acquistare la fabbrica per non lasciare a casa gli operai. Nessuno, mi sembra, ha pensato ad una soluzione rivoluzionaria. Gli operai che credono davvero nelle possibilità della fabbrica che non vogliono lasciare dovrebbero avere il coraggio di comprarsela. Mettersi tutti insieme, decidere la forma (cooperativa, srl ecc.) e chiedere finalmente qualcosa di sensato al governo: garantire per loro l'accessibilità ai vari mutui che gli operai dovranno per forza aprire con svariate banche (o solo con una). La rivoluzione è il capovolgimento dello stato di cose presenti. Dopo tutta la Storia che ci è passata davanti, sotto, dietro e sopra non riesco ancora a credere che degli operai nel loro sacrosantissimo diritto di veder garantito il loro posto di lavoro non riescano però a prendersi anche la responsabilità di fare qualcosa di proprio pugno. La consapevolezza dei propri diritti sta anche nel non sottomettersi alle ingiustizie altrui. I padroni non sono i salvatori del mondo, ma gli sfruttatori da combattere. Gli operai che ho visto manifestare ce l'avevano con i vecchi padroni, se la sono presa con il ministro dello sviluppo economico (che non si sa cosa ci stia a fare) e non vedono l'ora di avere un nuovo padrone. Non vi sembra un tantino capitalistico, paternalistico e già visto, tutto questo?

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