lunedì 24 ottobre 2011

della mentalità del cazzo italiana (ma anche umana)

Quando mandi i tuoi genitori a chiedere informazioni su un master adducendo la scusa che non ci sono abbastanza informazioni dove ci sono le uniche informazioni su quel master: sei un pirla. siccome sei giovane, sei un giovane pirla con la prospettiva di rimanere un pirla a vita. la colpa non è solo tua. è anche dei tuoi genitori pirla.
i tuoi genitori purtroppo non riescono ad accettare l'idea che sei pirla e quindi ti assecondano in tutto e per tutto, anche nelle cose che tu dovresti vedere per conto tuo, perché se non sei capace di trovare da solo le informazioni per iscriverti ad un master e addirittura fai passare i tuoi genitori in ufficio  a chiedere la modulistica che non esiste perché tutta la procedura si espleta on line, ci troviamo davanti ad una famiglia di pirla. Tua madre dice:
- Mio figlio ha bisogno di informazioni davvero specifiche - e mi guarda, dritto negli occhi con i suoi occhioni di mamma di un pirla.
- Signora, se non mi specifica quali sono le informazioni specifiche che suo figlio vuole non posso aiutarla - le dico.
- Ha ragione, ora lo chiamo - e prende il cellulare per chiamare il pirla.
In quel frangente il padre pirla se ne esce con una frase davvero mitica:
- Sa com'è, eravamo in vacanza e siamo passati per caso! -
Io lo guardo, penso che è altrettando un caso che siano riusciti ad avere un figlio e mentre la mamma chiede al pirla quali sono le informazioni specifiche di cui ha bisogno informandolo che tutte le informazioni sono già su internet, arriva il capo ufficio e me li porta via, appena in tempo prima che io stesso non riesca più a distinguere chi tra di noi, la famiglia pirla o l'impiegato pirla, sia il più pirla tra noi umani.

mercoledì 19 ottobre 2011

il valore e il costo

Christoph Ransmayr

Da che Marx è al mondo il valore di qualcosa non è mai più stato il suo costo. Di solito il costo supera il valore, ci si accontenta di pensare che la spesa sostenuta è valsa la pena dell'oggetto comprato, ma sappiamo bene che non è così. Alle volte capita l'esatto contrario e sento di trovarmi di fronte alla bellezza. Ho comprato tre capolavori tre, per soli cinque euro. Ho comprato Antiche sere nell'edizione italiana di cui ho parlato in un altro post, il famigerato Q., che non ho mai avuto occasione di leggere e Il mondo estremo di Christoph Ransmayr, un autore non troppo conosciuto, ma straordinario. Tre capolavori che non mi sono sentito di lasciare lì, in quelli scaffali di offerte a due euro. 
All'inizio ho pensato che era scandaloso trovare quei libri in quella sezione. Il mondo estremo dovreste leggerlo, ha una potenza senza confronti. Antiche sere è semplicemente un capolavoro. Q non l'ho letto, ma mi piace. Insomma, mi sono domandato: qual è il senso della giustizia di questo strano tribunale da libreria se a certi libri non viene riconosciuto il giusto valore? Solo in quel momento mi sono ricordato che il valore di un libro non è dato dal suo costo. E allora li ho comprati, a quel piccolo costo per il loro grande valore.

venerdì 14 ottobre 2011

della scrittura creativa


Ho sempre odiato i corsi di scrittura creativa. Sono secondi solo ai concorsi letterari (e quelli autorevoli sono presidenti onorari della mia lista personale). La ragione è semplice. Lo scrittore o gli scrittori che tengono il corso (come per esempio Lucarelli e la sua Bottega Finzioni) dove hanno imparato a scrivere? Non lo dicono. Se lo dicessero mi basterebbe andare da chi o da cosa ha insegnato loro a scrivere. Sarebbe molto più facile che versare dei soldi. Parecchi soldi. Perché a me pare che se uno vuole partecipare ad un corso di scrittura creativa per imparare ciò che non è riuscito a imparare da solo, allora forse dovrebbe prima imparare a leggere. Questo vale per la tecnica. Se stiamo invece parlando di cosa scrivere, allora siamo in alto mare. Solo imparando a giudicare il proprio lavoro si impara a scrivere. E le idee non può insegnartele nessuno. 
Nel caso di Bottega Finzioni è assolutamente vero che l'autorevolezza di Lucarelli & Co. è garantita, persino da me. Metterei la firma per partecipare. Ti danno pure una borsa di studio per almeno un corso, se non te lo puoi permettere e il tuo ISEE è sotto una certa soglia. Ma non è tutto oro quel che luccica. Per esempio: per accedere c'è una selezione. Per partecipare alla selezione c'è una quota da pagare: 50 euro. Partecipano alla selezione i primi 200 che versano la quota. Degli altri non si capisce se gliela restituiscono oppure no. Eppure per serietà si potrebbe evitare al 201° (e a quelli successivi) di tirare fuori la bella banconota arancione. 
Dicevamo dell'autorevolezza. Su questa non ci piove. Lucarelli mi fa impazzire come scrive (n.b.: questa frase è un anacoluto) e sono sicuro che è all'altezza del compito che si è prefisso. La sua Bottega è in partnership con Einaudi, la Rai e altri. La finalità del corso è di imparare a scrivere scrivendo. Sceneggiature, fumetti, libri & altro. L'idea è di avvicinare aspiranti scrittori a persone che lavorano già nel mondo editoriale e di farle lavorare su progetti concreti: tutto ciò è allettante e sicuramente proficuo per molti. Il vostro nome comparirà nei titoli di testa, tra gli autori di un libro scritto a più mani ecc. Ma perché devo pagare per scrivere e sperare di farmi conoscere, quando è il mio lavoro che dovrebbe essere pagato? In italiano questo genere di contributi ha un nome ben preciso: marchetta. Baudelaire diceva che tutti gli scrittori sono delle puttane. E infatti aveva ragione. Ma non si è mai vista una puttana che paga per farsi scopare.